Iranita 2014

Il gruppo di speleologi italiani e iraniani in partenza per la Cole Jicon (Franco G.)

Arrivo a Teheran alle 3.30 del mattino, il tempo che le femminucce si sistemino il velo e i maschietti capiscano che qui ci si deve comportare bene, recuperati i bagagli dal moto perpetuo del nastro, caricati sul furgone del Water Research Center e via noi verso il centro dell’Iran alla volta di Shar-Kord. Dieci ore di macchina e di coma profondo….

Siamo partiti dall’Italia con l’intento di esplorare le grotte nel ghiaccio sull’altopiano di Koohrang, catena dei Monti Zagros nella parte che circonda la città di Shar-Kord a circa 100 km da Isfahan (Iran centro-occidentale) poi una serie di disguidi tra cui i permessi revocati da un funzionario un po’ troppo capriccioso ci hanno fatto optare per un’altra soluzione.

Già al nostro arrivo a Shar-Kord abbiamo intuito che il nostro programma avrebbe subito delle variazioni però eravamo ben disposti e mentalmente aperti a "quasi tutto" in particolare dopo aver ingurgitato un’abbondante e squisita colazione.

L’arrivo di poliziotti e funzionari vari presso quello che doveva essere solamente un posto di attesa per qualche ora e che invece si rivelerà la nostra accogliente guest-house per due giorni, ha consolidato i nostri sospetti: a Koohrang non si va, almeno per il momento.

Ma per la legge della compensazione non c’è un male se non c’è un bene: abbiamo conosciuto gli speleo di Shar-Kord, un gruppetto di amici scatenati che ci hanno preso sotto la loro "custodia" non mollandoci più. Insomma tra scarabocchi sulla carta, gesti, farsi, inglese, triestino (tanto), italiano (poco) siamo riusciti a capire che, dietro suggerimento del direttore del dipartimento del Water Research Center, all’indomani saremmo andati in una grotta della quale dovevamo fare il rilievo e che era una tra le più grandi risorgive della zona, importante per la risorsa idrica, Sarab Cave e a noi bastava questo.

Ed è così che ebbe inizio la nostra avventura in Iran, sempre sui Monti Zagros ma su altri altopiani quelli di Chale Gorg (casa del lupo). Giorno dopo giorno entravamo nello "spirito iraniano". Gli speleo iraniani sono stati di una ospitalità devastante come il loro entusiasmo nel raccontare le loro avventure e nel farci conoscere la loro terra, zone con potenziali carsici e panorami mozzafiato. Una ricchezza d’acqua incredibile con sorgenti, cascate, laghetti, polle insomma un parco giochi per chi si occupa di idrologia.

ingresso Cole Jicon

L’altra grotta che siamo andati a vedere l’avevano appena scoperta due giorni prima e abbiamo continuato l’esplorazione assieme a loro, la grotta chiamata Cole Jicon. L’ingresso si apre a quota 2500 m in un ambiente montano severo addolcito da rilievi ondulati e ben levigati, pareti alpinisticamente vergini e cime inviolate. La grotta si presenta subito con una serie di belle verticali fino a –200 m circa, qui ci sono varie possibilità di prosecuzione sia sul fondo che lungo i pozzi segnalate ai nostri amici…

In zona sono stati già individuati altri ingressi grazie anche alle segnalazioni dei nomadi ma bastava allargare di poco lo sguardo per capire che la natura offre un carsismo di montagna notevole e ben sviluppato che parte dai 2500-3000 m per incontrare le prime acque di base duemila metri più sotto.

Contemporaneamente alle visite e ai rilievi ci siamo occupati della campionatura della acque sia all’interno delle grotte attive sia delle sorgenti esterne per iniziare a capire piano piano come circola l’acqua in quella vastità di roccia.

Su richiesta della autorità di Shar-Kord e di alcuni componenti del Soccorso Alpino Iraniano, una giornata è stata dedicata alle esercitazioni di autosoccorso e di soccorso di un infortunato con utilizzo di una specie di barella chiamata "basket" abbiamo capito dopo il perché…

Le dimostrazioni si sono svolte in una cava ed è stato un bel momento di condivisione e scambio di idee così da far nascere la voglia nei colleghi iraniani di approfondire gli argomenti mediante stage mirati, molto mirati magari in Italia.

Un’altra escursione in grotta l’abbiamo fatta verso la via del ritorno, in una zona totalmente diversa, desertica, vicino a Isfahan, la grotta di Kalahroud. Un complesso carsico estremamente complicato dove una galleria di 200 metri fa da vena principale ad una serie di capillari contorti che si diramano in tutte le direzioni e che portano lo sviluppo a 4500 metri.

Siamo stati accompagnati dai ricercatori del dipartimento di geologia dell’Università di Isfahan, due sedimentologi che ci hanno illustrato molto dettagliatamente le loro ricerche che stanno svolgendo all’interno della cavità per capire la speleogenesi e le loro perplessità riguardo agli arrivi d’acqua in profondità. Vista la complessità e la bellezza della grotta si parla già di una collaborazione per lo studio di queste acque e per la tutela dell’ambiente sotterraneo.

Abbandonate le fresche alture dei monti Zagros ci siamo gettati nel deserto più deserto verso la magnifica Yazd, dove ci attendeva il direttore dell’International Center on Qanats & Historic Hydraulic Structures, centro voluto e coordinato dall’UNESCO che si occupa dello studio e della tutela dei qanats, strutture idrauliche di captazione e canalizzazione delle acque note già ai tempi dei persiani.

A Teheran poi abbiamo preso parte all’incontro ufficiale al Geological Survey dedicato proprio alla speleologia e all’importanza dello speleologo come scienziato ed esploratore, abbiamo illustrato le nostre attività e i nostri progetti futuri in Iran nel campo della speleologia e dell’idrogeologia. Con l’occasione abbiamo consegnato al direttore della struttura il gagliardetto con l’effige della città di Trieste e un libro illustrato sulla nostra città, omaggio del Comune di Trieste.

Un incontro nella sede dell’I.R. Iran Mountaineering & Sport Climbing Federation, l’equivalente del nostro CAI, ci ha fatto capire quanta voglia di esplorare il loro territorio che hanno gli iraniani proponendoci già alcuni campi in zone totalmente diverse da quelle che avevamo visto.

Insomma che dire, la spedizione in Iran si è conclusa nei migliori dei modi, con tante promesse, abbracci, ricordi e la nostalgia dell’assolata antica Persia. Quindici giorni intensi che ci hanno permesso di conoscere meglio un popolo spesso mal compreso, le sue tradizioni, la cultura e un territorio incredibilmente vasto e sempre diverso. È stata una pre-spedizione per sondare il terreno, per vedere se effettivamente merita impegnarsi di più a livello esplorativo e di ricerca, per vedere se è possibile instaurare una collaborazione e iniziare qualcosa di bello portando avanti un progetto comune, assieme agli iraniani.

Bhè qualcosa di bello è già iniziato, la voglia di ritornare è tanta e il lavoro anche troppo….ma dove andiamo, di nuovo sui Zagros oppure al nord?

Si vedrà: Inshallah!

PS: alla fine ce l’abbiamo fatta ad andare a Koohrang: paesaggi da sogno ma le famigerate grotte di ghiaccio altro non erano che i fronti dei nevai mangiati dall’acqua e dal caldo, quindi grazie al funzionario che ci ha rievocato i permessi!

Partecipanti:

Alberti Paolo (Papo), Brun Clarissa, Cernivani Alessandro, De Santis Stefano, Fanesi Paola, Gherlizza Franco, Razzuoli Massimo.

Si ringraziano profondamente:

Ahmad Afrasiabian, Meysan Nejatdehkordi, Saeed Mohamadi, Majid Fatoolahi (oltre che la mamma e la sorella), Mehdi Heidari (driver), Shirin Bahadorinia, Neda e Sophie e tutti gli altri che ci hanno ospitati, coccolati e sopportati.

Patrocini:

Comune di Trieste, Provincia di Trieste, Regione Friuli Venezia Giulia.

FOTO GALLERY

Clarissa Brun

 

MAGGIO 2014

ice cryptSabato 31 maggio parte la spedizione speleo - scientifica denominata "Iranita 2014" che vede come  meta gli  altopiani carsici dei Monti Zagros nell'Iran centrale. Promossa e organizzata dal  Club Alpinistico Triestino in collaborazione con  l'associazione Karst Water Exploring e con il Kowsar Water & Environmental Research Center di Teheran, la spedizione è l'inizio di un progetto di ricerca ben più ampio rivolto all'esplorazione e allo studio delle grotte che si aprono nei ghiacci a circa 2600m di quota ma anche alle cavità classiche. La parte scientifica sarà dedicata principalmente alloa caratterizzazione idrogeologica della zona mediante lo studio delle acque sotterranee con campionamenti in situ e successive  analisi di laboratorio in vista di possibili sfruttamenti per l'approviggionamento idrico degli abitanti delle vallate e di un eventuale sviluppo turistico. Gli speleologi triestini sono stati espressamente invitati dal Ministero dell'Energia e dell'Ambiente Iraniano a svolgere la parte esplorativa e scientifica. La spedizione gode dei patrocini della Regione Friuli Venezia Giulia, della Provincia e del Comune di Trieste.