Abisso di Repen 1

big bag a repenSarà la fortuna dei principianti, probabilmente. Ma posso dire “io c’ero”. C’ero quel 20 settembre quando gli ingegnosi Grottenarbeiter - Moreno, Nano, Christian, Daniele e Giuly, con la collaborazione della documentarista Daniela – hanno messo in atto il progetto per svuotare il sifone a – 270 metri dell’abisso di Repen. Un passo fondamentale per proseguire nell’esplorazione e nello scavo della grotta dove ormai hanno accumulato più di 60 uscite.

L’idea più semplice, sulla carta, era la diga. Ma fare una diga in cemento armato laggiù era ovviamente difficile. Soprattutto per il trasporto del materiale. Quindi ci voleva qualcos’altro. La soluzione, a dir poco ingegnosa, è arrivata da Moreno. Qualche notte insonne e una gita nei dintorni di Tolmezzo, dove ha adocchiato un deposito dell’Anas che l’ha ispirato, gli hanno fatto prendere in considerazione l’idea di utilizzare una big bag, cioè uno di quegli enormi sacchi in polipropilene usati per spostare il materiale con le gru. Un’idea balzana, all’apparenza. Ma efficace. Con i contatti giusti la big bag è stata trovata e portata nel magazzino del CAT. Qui Daniele e Moreno hanno studiato la borsa in questione: portata, apertura, tenuta, consistenza. Decidendo, alla fine, di renderla impermeabile con un foglio di nylon da 16 metri quadrati, da inserire al suo interno. Ma non bastava. La big bag doveva rimanere aperta anche nel momento in cui, grazie a una pompa a immersione, veniva riempita d’acqua. Facile a dirsi, ma non a farsi, perché tendeva a richiudersi su se stessa. Alla fine hanno pensato a due distanziatori, in pratica due tubi innocenti adattati, all’interno dei quali sarebbe passato un cavo che avrebbe tenuto sospesa, e sempre aperta, la big bag. Un vero colpo di genio. Tutto era pronto, quindi. Il 20 settembre alle 9 eravamo davanti al tombino d’accesso all’abisso di Repen. Io, sinceramente, un po’ preoccupata per la mia prima “immersione” in una cavità dove va a gettarsi, senza filtro alcuno, una fogna. Gli altri, giustamente, eccitati dall’idea di prosciugare questo benedetto sifone per vedere se e come la grotta proseguisse. La discesa è andata benissimo, ho incredibilmente superato indenne il pozzo “Bin Laden” e il passaggio del “Nano Bastardo”, ho ammirato il lavoro di allargamento dei meandri più stretti e soprattutto ho constatato che l’olezzo non era proprio insopportabile. E questo mi ha rincuorato davvero molto.

big bag a repenArrivata sul fondo con Daniela, che nel frattempo riprendeva le mie prodezze in corda, ci siamo ritrovate nel bel mezzo di un cantiere. Con tanto di capomastro - Moreno che, con voce squillante e vocabolario non proprio da educanda, guidava i suoi operai. La big bag è stata fissata in tempi da record, grazie soprattutto alla leggendaria forza di Christian, e finalmente Giuly è potuto andare nel sifone ad aspirare l’acqua. In 10, 15 minuti al massimo il super sacco era pienissimo. Uno spettacolo davvero, anche perché riempiendosi è andato a posarsi sul fondo della grotta, come se i progettisti avessero studiato con rara perizia anche questo particolare. Le cuciture, nonostante ci fosse chi pensasse il contrario, hanno retto. C’è stato il tempo per recuperare un po’ d’acqua, da fare analizzare, e per catturare un piccolo crostaceo, una sorta di nifargus, da portare al Museo di Scienze Naturali per il riconoscimento. Poi i prodi esploratori hanno approfittato dell’assenza d’acqua nel sifone per allargarlo un po’ e cercare di proseguire. Il sistema della big bag ha avuto pieno successo, tanto che è stato utilizzato anche nelle uscite successive. E dopo poco più di due mesi di lavori il sifone è sparito e lo scavo è proseguito di 13 metri circa. Insomma, brevettare il sacco da gru, con tanto di plastica interna, come sistema per la raccolta di acqua ipogea non sarebbe un’idea malvagia. Alla fine, poi, l’uscita del 20 settembre, la mia prima volta a Repen, è stata positiva anche perché il piccolo crostaceo, che Daniela ha portato sino all’aperto con tanta cura, si è rivelato essere un indicatore prezioso dello stato delle acque ipogee di Repen. Fondamentale per dare nuovo slancio e vigore ai fantastici Grottenarbeiter. Sperando che la grotta prosegua ancora e che si arrivi al mitico Timavo, magari con una sala finale grande, almeno, come la Grotta Gigante.

Anna Pugliese

 

Tratto da TUTTOCAT 2009

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