Buon lavoro Ruggero…

ruggero calligarisCon la recente scomparsa di Ruggero Calligaris la città di Trieste perde uno dei suoi migliori divulgatori naturalistici contemporanei. Geologo, gran appassionato di rocce e sottosuoli, Ruggero in tutti i suoi studi e nelle sue ricerche è riuscito a trasmettere con estrema semplicità il sapere scientifico al grande pubblico, collegando la classicità degli studi geologici carsico-istriani a svariate altre discipline.

Tutto nasce a metà degli anni Sessanta durante la costruzione del Tempio di Monte Grisa quando, osservando per caso dei nummuliti, inizia la sua grande passione verso i fossili. Passione subito guidata da Fabio Forti che lo instrada nello studio della geologia e alla pratica della speleologia. Dopo l’Università si imbarca come esperto in sistematica dei fossili con il Geofisico di Trieste, allora impegnato in dei carotaggi nel Mediterraneo. Trova poi lavoro presso l’azienda Smolars e, nel contempo, diventa collaboratore esterno al Museo Civico di Storia Naturale di Trieste dove nel corso degli anni ripristina le collezioni di minerali e di rocce, curando con competenza le sezioni paleontologiche e mineralogiche.

Con il suo entusiasmo porta il Museo a collaborare in molte ricerche sul territorio e riprende le attività di scavo in alcuni siti carsici avendone la direzione. Sotto la sua guida vengono studiati molti reperti di pesci e rettili preistorici consegnati al Museo. Progetta il parco delle rocce carsiche poi realizzato provvisoriamente a Basovizza nel Centro didattico naturalistico e, con i forestali, produce alcuni depliant didattici. Collabora con gruppi speleologici e altre associazioni italiane, slovene e austriache, in svariati progetti divulgativi mantenendo così contatti internazionali di alto valore. Per quattro anni diventa conservatore del Museo e realizza mostre come quella sulle miniere di carbone o quella delle antiche calcinaie affinando altri studi come, ad esempio, quelli sul flysch muggesano o sugli orsi delle caverne. Riesce a creare e a seguire un gruppo di giovani laureandi interessati a lavorare con la paleontologia e, nel 1999, riapre con successo gli scavi nella Grotta Pocala.

Pur avendo nel frattempo lasciato il Museo, fatto questo che lo segnerà profondamente, continua il suo apporto alla conoscenza del Carso. Lavora in cava ad Aurisina, in Grotta Gigante, accompagna turisti in escursione sul territorio e, negli ultimi anni, è attivo nella Grotta delle Torri di Slivia, periodo in cui riprende anche lo studio delle cisterne carsiche. Genio e sregolatezza, tipica degli artisti, con un’ironia inaspettata ha affrontato i mesi difficili della grave malattia e solo nelle ultime settimane ha dovuto posare la penna sui fogli dove elaborava i suoi progetti futuri. 

Ora sarà difficile non ricordarlo vestito con gli abiti tradizionali dei mandrieri carsici o con la divisa dei minatori austriaci che utilizzava con orgoglio in alcune conferenze o trasmissioni televisive. Ma senza alcuna ombra di dubbio ora lo immaginiamo in qualche altra dimensione, già capocantiere, all’opera in nuove armoniche georealizzazioni.

Buon lavoro Ruggero.

Diego Masiello

 

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