Forre 2015

forra 2015La stagione dedicata al canyoning, a meno di un eccezionale ritorno del caldo, si può dire conclusa. Quest’anno le forre visitate sono state 6, con qualche novità e qualche piacevole ripetizione di  alcuni dei canyon classici, imperdibili. Abbiamo iniziato a luglio con la discesa del rio Frondizzon, nei dintorni di Tolmezzo, un percorso breve, con 5 calate, la più alta sui 30 metri, e un finale spettacolare, molto incassato. Poi è stata la volta del torrente Cunaz, una novità per noi forristi del Cat. Siamo arrivati sino a Dardago nella pedemontana pordenonese e da lì, lasciata l’automobile all’ultimo ristorante della vallata siamo risaliti, superando anche un’antica frana, per immergersi in una forra divertente, con acqua limpida, qualche toboga, delle belle marmitte, una scenografica calata da 30 metri e una parte finale ben inforrata. Pur non avendo moltissima acqua il Cunaz, in una giornata davvero torrida, ci ha regalato una mattinata piacevolissima, con una temperatura ideale. Poi è stata la volta del Vielia, in val Tramontina:  abbiamo percorso un tratto che ancora di mancava, il quarto. Si tratta di una forra davvero piacevole, con tuffi, toboga e lunghi corridoi acquatici tutti da nuotare. E’ stata un’escursione stupenda, immersi in acque limpide e fresche.

Il week end successivo ci siamo regalati una doppia forra: prima abbiamo percorso, vicino a Vito d’Asio, il rio Carlo Gasparini, approfittando della quantità d’acqua non esagerata per goderci anche un tratto del fiume Arzino, poi siamo passati, dopo una risalita difficile, tra rovi e un tratto di boscaglia quasi impenetrabile, nel torrente La Foce. Il rio Gasparini è una forra facile, divertente, con tuffi e calate mai impegnativi ma scenografici e una parte conclusiva dove acqua e roccia parevano avere lo stesso indefinibile colore, un mix di verde-grigio davvero affascinante. Dal rio Gasparini abbiamo proseguito, a nuoto, nell’Arzino: si trattava di un tratto di acque bianche più che una vera forra. Bisognava  nuotare nella corrente, magari con l’aiuto dei più esperti del gruppo, facendosi cullare verso valle. Arrivati poi al parcheggio abbiamo abbandonato imbraco e “ferri” per risalire verso il torrente La Foce. Dopo la difficile risalita abbiamo dedicato qualche minuto alla visita della piccola cavità da cui sgorgano le acque per poi iniziare una discesa “no rope”, con salti e tuffi, senza corde. E' una delle forre storiche della regione, stretta tra i calcari della val d’Arzino, in molti tratti ridotta ad una fascinosa e stretta via sotto pareti alte oltre 60 metri. Davvero splendido. Quindi abbiamo deciso di affrontare il rio Chiampieit, in comune di Moggio Udinese. E’ una forra discontinua, con pochissima acqua nel primo tratto, dove abbiamo sofferto un gran caldo. Le prime pozze, quindi, anche se l’acqua non era un granché, sono state motivo di giubilo. Alla fine però ci attendeva il “pezzo da 90” del canyon, una calata da 70 metri, frazionata. Una discesa vertiginosa, con una cascata ai minimi termini. Purtroppo però sotto, già si vedeva, e si sentiva, l’autostrada.

Ci mancava ancora l’immancabile rio Simon, una delle forre più belle d’Italia, un canyon spettacolare e divertente con una ventina tra tuffi e calate, la più alta di circa 30 metri . Stupendo anche il sentiero di avvicinamento, selvaggio e verdissimo, con alcuni tratti esposti, che dal ponte proprio sul rio Simon, dopo Resiutta, porta a delle casere e quindi sino al greto del fiume. La stagione si è conclusa con il rio Nero, in val Resia. Più che una forra era un vero torrente con una portata molto consistente rispetto a quanto siamo abituati e l’acqua piuttosto fredda. Una forra da non sottovalutare, che si è rivelata estremamente  impegnativa per qualcuno.

Con l’arrivo delle prime piogge, a settembre, ci siamo fermati. Attendiamo il caldo estivo per ritornare in forra. Hanno partecipato alle uscite Moreno, Nano, Mico, Serena, Mauro, Andrea, Andrea e la sottoscritta. 

Anna Pugliese

 

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