Pulizia del Riparo Marchesetti

pulizia marchesettiTrieste ha 204 mila abitanti su una superficie di 85 kmq. Una densità abitativa di 2400 persone per kmq. Questa densità ha delle ripercussioni sul prodotto di rifiuti e nel passato, prima di chiari norme in merito al corretto smaltimento dei rifiuti, il Carso è quello che ha più patito le conseguenze della produzione di plastiche, che scoperte alla fine dell'800, si sono sviluppate enormemente nel dopoguerra e soprattutto a partire dagli anni 60. Gli anni ’60 vedono il definitivo affermarsi della plastica come insostituibile strumento della vita quotidiana e come “nuova frontiera” anche nel campo della moda, del design e dell’arte.
Prima dell'avvento dell'inceneritore a Trieste, come in quasi tutte le città italiane, vigeva la pratica del seppellimento dei rifiuti sotto terra. Pratica sopportabile finché eravamo in pochi e fintanto che l'immondizia prodotta era biodegradabile, ma diventata insostenibile con l'avvento della plastica e l'enorme aumento nella produzione di imballaggi e beni di consumo spesso inutili.
Per 15 anni, dal 1958 al 1972, Trieste ha riversato e sepolto maldestramente i suoi rifiuti nell'area di Trebiciano, dove ancora oggi sono depositati rifiuti di ogni genere: dai rifiuti solidi urbani ai rifiuti tossici industriali. L'area di circa 120mila metri quadrati ha accolto, si fa per dire, almeno 600mila metri cubi di rifiuti, un volume pari a due grotte giganti, per rendere l'idea.
In alcuni tratti lo spessore dell'immondezzaio supera i 20 metri di profondità e oggi si presenta come un'enorme collina di immondizia, mai bonificata e non sono rare segnalazioni di inquinamento idrico nelle cavità sottostanti.
Qui la situazione, in piccolo, si presenta analoga. E' sconfortante cominciare a scavare e rendersi conto che ci sono metri e metri di rifiuti depositati. E' un po' come una ricerca archeologica: scendi nel sottosuolo e scopri le usanze, le mode, i consumi della gente del luogo negli anni passati. 
Abbiamo già effettuato attività come questa, non siamo neofiti, ma stavolta comprendiamo da subito che, nonostante le 50 persone presenti e le 6 ore del sabato che dedicheremo al lavoro, non potremo farcela. Ci sono metri di rifiuti pesanti e per raggiungere la sommità della dolina abbiamo un bel po' da camminare.
Veniamo al riparo Marchesetti. 
La vasta dolina che ospita il riparo si apre dietro l'abitato di Sistiana, alcune case del quale si trovano proprio al ciglio della depressione, chiamata Kavšca. I fianchi della dolina sono costituiti, tranne che sul lato settentrionale da cui accederemo noi, da alte pareti strapiombanti coperte da grandiosi festoni di edera e felci.
Nel marzo 1896 il dott. Marchesetti, importante studioso triestino, direttore del Museo di Storia Naturale cittadino, effettuò uno scavo in un riparo del versante Est, rinvenendo resti di uno scheletro e cocci neolitici; tali ricerche vennero riprese in epoche successive da altri scavatori. A partire dagli anni '60 lo scarico di immondizie e di inerti ha interessato la metà settentrionale della dolina, nella quale si scende comunque lungo la parete Ovest, incontrando l'imbocco di una galleria scavata dall'esercito Austro Ungarico nel 1917 e più in basso una breve caverna artificiale. Quanto rimane del riparo si interna nella parete Est, interessata da qualche formazione concrezionale.


Quello che ci ha impressionato di più sono gli enormi copertoni di camion, più di un metro di diametro e una cinquantina di kg di peso; lo spesso strato di muschi che li ricopre ci fa comprendere che l'autore di questo abbandono scellerato deve aver effettuato questo scempio diversi decenni fa. Alla fine conteremo più di 20 copertoni di camion e altrettanti di automobile, per lo spostamento dei quali abbiamo impiegato molte braccia, fatica, tempo, sudore, provocando un mal di schiena ai migranti volenterosi, giovani e prestanti che ci hanno aiutati.
Parliamo un po' dei rifiuti a Trieste basandoci sui dati ufficiali del rapporto URBES 2015 sul benessere equo e sostenibile nelle città.
Se la disponibilità di aree pedonali di quasi 50 mq per 100 abitanti è un fiore all'occhiello, penalizzante invece il confronto territoriale in merito alla percentuale di rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata rispetto al totale dei rifiuti urbani prodotti, sebbene il trend della raccolta differenziata sia in continua crescita dal 2004 ma ancora distante dagli obiettivi di legge. Trieste ha prodotto nel 2015 107 mila tonnellate con poco più del 36% di riciclaggio. La quantità di rifiuti prodotta da ogni triestino è in media di ben 456 kg. Più di 1 kg al giorno. Con questo ritmo e la nostra speranza di vita di 80 anni, ciascuno di noi produce 36 mila kg di rifiuti, una quantità insostenibile, pari a 15 motrici ciascuno nella propria vita.

Dario Gasparo

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