Cavità artificiali

Vent’anni fa nasceva nell’ambito della società, ad opera di alcuni soci del CAT, una nuova sezione che venne chiamata “Speleourbana”. Era la naturale evoluzione di un fenomeno improntato sulla conoscenza del proprio territorio con l’esplorazione di ambienti ipogei fino a quel tempo dimenticati o visitati solamente da poche persone che, per lo più, ricercavano tracce e vestigia del passato. Queste ricerche, portate avanti da appassionati, erano però del tutto sterili per la conoscenza storica del mondo ipogeo perché rimanevano relegate nell’ambito della sfera personale o di pochi “intimi”.

Dobbiamo dar atto che inizialmente a muovere i primi passi nel campo della ricerca e esplorazione degli ipogei artificiali fu la Società Adriatica di Speleologia. Questa benemerita associazione ha riassunto i risultati raggiunti nel corso degli anni in due pubblicazioni. È stato per iniziativa di tale società che sorse a Trieste un “Catasto” dove depositare i disegni eseguiti durante le esplorazioni in modo da quantificare il patrimonio ipogeo di cavità artificiali presente nel tessuto cittadino. A tale scopo le cavità inserite nel Catasto recano la sigla CA (Cavità Artificiale) seguita da un numero progressivo.

Sorsero però ben presto delle incomprensioni intorno alla gestione di questo Catasto. Il CAT sosteneva e lo fa tutt’oggi che il lavoro di studio e ricerca debba essere di dominio pubblico e che il Catasto debba collaborare con quanti si rivolgono ad esso per attingere notizie e informazioni sul patrimonio speleologico in cavità artificiali.

Dobbiamo però dar atto a chi era contrario alla nostra posizione che non sempre le persone che hanno attinto alle fonti dal catasto sono state corrette nel precisare la paternità delle documentazioni.

Per poter fruire di un’informazione completa e accessibile a tutti nacque l’Associazione Regionale Cavità Artificiali (ARCA) con sede a Osoppo (UD) che gestisce un Archivio di cavità artificiali della regione FVG e che raggruppa nel suo insieme privati e numerose associazioni speleo regionali.

La nascita di due catasti nella stessa regione può sembrare una contrapposizione conflittuale ma non possiamo definirla in questo modo anche perché i gruppi aderenti all’ARCA consegnano pure all’altro Catasto i disegni degli ipogei artificiali da loro rilevati. Il primo Catasto è inserito nel contesto di quello nazionale sotto l’egida della Società Speleologica Italiana.

La sezione di “Speleourbana" del Club Alpinistico Triestino

Sull’onda dell’entusiasmo di alcuni nostri giovani soci desiderosi di dare il proprio contributo alla realizzazione del Catasto, la sezione “Speleourbana” iniziò la ricerca e lo studio di cavità artificiali nel comprensorio cittadino. Ben presto ci furono i primi risultati che portarono all’esplorazione e allo studio, eseguito da Ruggero Calligaris, sulle cannoniere di Miramare. Ci fu poi il rilievo del bunker che si trova nel parco del castello di Duino, ora adibito a museo; il rilievo del «Ricovero per civili italiani presso la Ferriera» di Servola (CA 113) e quello dei sotterranei dell’Ospedale militare di Trieste (CA 120).

La CA 112 “Galleria Uffici” che si trova nel colle di San Giusto dietro il palazzo dell’INAIL e che risulta collegata con il Ricovero antiaereo di Corso Littorio (ora via del Teatro Romano) fu da noi rilevata e, a causa delle numerose stanze presenti, interpretata come un possibile ospedale (CA 112 «Ospedale presso il Teatro romano») [Tuttocat, 1991 numero speciale «Speleourbana»]. Le recenti ricerche d’archivio hanno evidenziato che questo era il ricovero antiaereo del Podestà di Trieste e della Prefettura e che nelle stanze trovavano sistemazione i vari uffici amministrativi che pure in caso di bombardamento dovevano essere in grado di funzionare

 

Dobbiamo tener presente che all’epoca ci si muoveva su un terreno “vergine” e che le conoscenze storiche sugli ipogei artificiali erano all’inizio e pertanto si commisero, sempre in buona fede, degli errori di interpretazione soprattutto nell’assegnare i nomi e le funzioni a taluni ricoveri antiaerei della seconda guerra mondiale che costellano il tessuto urbano della città.

La vita della Sezione continuava con nuove esplorazioni tra cui i sotterranei della birreria Dreher che, all’inizio degli anni ’90, venne smantellata per far posto a un centro commerciale. Qui iniziano questa attività alcuni giovanissimi soci, tra i quali Adel Potossi, Luca Rossi e Paolo Manfreda.

Nasce la «Sezione di Ricerche e Studi su Cavità Artificiali» del CAT»

Ben presto, però, non ci si limitò solo a esplorare il sottosuolo della città di Trieste e dei suoi immediati dintorni ma l’attenzione della sezione si calamiterà su tutto il territorio regionale. La molla che fece decollare la sezione fu l’opportunità di poter studiare ed esplorare il «Forte di Osoppo» in provincia di Udine. La nuova sigla della «sezione speleourbana» stava chiaramente a indicare il rigore scientifico che essa aveva assunto. Rigore scientifico che culminerà con la stampa del numero speciale del bollettino del CAT «La Nostra Speleologia» intitolato «Gli ipogei naturali e artificiali del campo di Osoppo» [AA. VV. La Nostra Speleologia, 1994].

Tra quanti all’epoca parteciparono alle iniziative della sezione dobbiamo ricordare Guido Cochelli, specialista nelle ricerche archivistiche e che, purtroppo, venne ben presto a mancare. Ben consci dei nostri mezzi abbiamo tentato l’impossibile: due convegni nazionali sulle cavità artificiali.

Il IV e V Convegno Nazionale sulle Cavità Artificiali

Dal 30 maggio al 1giugno 1997, a Osoppo, si riunirono nel IV Convegno Nazionale sulle Cavità Artificiali i maggiori studiosi italiani sull’argomento. Ma il risultato più importante da noi raggiunto fu quello di pubblicare, a distanza di soli cinque mesi, i relativi Atti [Atti IV Congresso Nazionale sulle Cavità artificiali. Spring Edizioni, Trieste, 1997].

Dal 28 aprile al 1 maggio dell’anno 2001 a Osoppo (Udine), nell’ambito del Centro Visite della fortezza fu tenuto il «V Convegno Nazionale sulle cavità artificiali» e, come tradizione ormai consolidata, con pubblicazione immediata dei relativi Atti (Trieste, 2002).

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