Bolivia: spedizione "Terre alte"

La nuova spedizione, organizzata in Bolivia dall’associazione Akakor Geographical Exploring, ha visto la partecipazione, per più di venti giorni, di un team di speleologi, geologi, biologi, naturalisti, fotografi e documentaristi, che partecipano a un progetto di ricerca speleo-scientifica, in alcuni dei territori più affascinanti del paese sudamericano. L'aspetto preponderante di questa spedizione è stato il carattere multidisciplinare che, tra gli obiettivi principali aveva la scoperta del territorio nei suoi diversi aspetti storico - naturalistici: speleologico, scientifico e archeologico nell’ottica di intrecciare collaborazioni future con le realtà locali.

La spedizione si è sviluppata grazie ai risultati di precedenti viaggi ricognitivi che hanno visto membri dell’associazione Akakor stringere relazioni di collaborazione con diversi enti boliviani tra i quali il Sernap (Servizio Nazionale Aree Protette) si è articolata in tre fasi principali, ognuna delle quali è riferita a progetti che sono stati, in parte, già avviati negli anni precedenti.

La prima fase, prevedeva di portare a termine alcune esplorazioni del 2009 nella zona del Parco Nazionale di Torotoro. Qui, grazie all'impagabile sostegno da parte delle guide locali, è stato possibile allestire un campo base in un'area di esplorazione ancora vergine. La segnalazione di alcune nuove grotte, da parte dei guardia parchi, ci ha permesso di rilevarne tre sulla mezza dozzina di cavità individuate, una delle quali di notevole interesse. Rientrati a Torotoro, è stato tenuto un corso di tecnica speleologica e uno di topografia e rilevamento al personale del Parco Nazionale di Torotoro. Con non poca difficoltà emotiva, ci siamo separati da questi amici per continuare con il programma altrove.

La seconda fase della spedizione, infatti, era mirata alla documentazione e al censimento di alcuni siti archeologi, principalmente necropoli. In questi luoghi straordinari, abbiamo eseguito studi, rilievi e documentari, grazie soprattutto alla collaborazione di fotografi e cineoperatori professionisti. Abbiamo iniziato con la visita e il rilievo della grotta Galaxia de las dos estrellas (uno dei pochi casi al mondo di grotta formatasi nel corallo fossile) e della Cueva del Diablo, cavità adiacenti che, ognuna a modo suo, presenta delle interessanti tipologie. La prima, come già accennato, si apre all'interno di una bassa collina ed è costituita da due sale finemente cesellate nel corallo fossile. La seconda grotta, custodisce all'interno 48 tombe precolombiane.

Il nostro viaggio è continuato con la visita alla necropoli di San Juan del Rosario, un'area di interesse archeologico con tombe che sono state scavate in enormi massi di corallo. Qui abbiamo topografato e censito 20 tumuli. L'ultimo sito archeologico del programma è stato quello di Pukarà, che si sviluppa lungo uno stretto canyon situato non lontano dal villaggio di Villamar. Qui, oltre a censire, topografare e documentare 160 sepolture precolombiane, sono state fotografate diverse pitture rupestri che raffiguravano sia animali tipici della zona sia personaggi molto “particolari”. Per completare l'opera abbiamo anche rilevato una grande caverna che si apre alla base del canyon. I dati, così raccolti, potranno essere usati quale punto di partenza per futuri studi archeologici in questa zona. Quello che invece sarebbe necessario attuare quanto prima è la tutela di questi luoghi storici, molto particolari e unici per la loro bellezza e importanza storico-culturale. Infatti, tutti i siti che abbiamo visitato sono stati depredati e la maggior parte delle tombe versano in uno stato di degrado e abbandono.

Le fasi finali della spedizione ci ha visti impegnati all'interno della Riserva di fauna andina Eduardo Avaroa, in un ambiente fantastico, a 4500 metri di altitudine, che si trova al confine tra Bolivia e Cile. Tempo addietro, in accordo con il Ministero dell’Ambiente boliviano, l’Akakor aveva presentato un progetto biennale per lo studio sistematico idro- geologico e biologico della zona (tra l'altro, la più visitata del paese) che, purtroppo, è afflitta da gravi problemi di aridità. L’assenza di piogge e di abbondanti nevicate rischia, infatti, di modificare in modo tragico una zona importante per la sua biodiversità di flora e fauna impoverendo, ancora di più, le popolazioni del luogo.

Principale conseguenza di questo cambio climatico è la forte riduzione delle lagune poste ai piedi dei vulcani, come la Laguna Colorada, la Laguna Verde e la Laguna Blanca, specchi d’acqua nei quali è possibile osservare popolazioni di fenicotteri rosa. Forti di questo accordo, sono state eseguite una dozzina di campionature d'acqua che, al momento attuale, sono in fase di studio da parte dell'associazione Ka.W.E di Trieste, grazie alla collaborazione con la dottoressa Clarissa Brun.

Con questi campionamenti, si è conclusa la spedizione che, per il rientro in patria ha dovuto tribolare non poco a causa di "pesanti" blocchi stradali sorti in seguito a una sorta di "guerra civile" scatenata tra i minatori e le industrie cementificie della zona.

 

Franco Gherlizza