L'ultima escursione degli Alpinisti

(tratto da: "Indipendente" - Trieste, Domenica 11 gennaio 1885)

rilievo torri sliviaFra le innumerevoli grotte e caverne, svariate per forma e grandezza, che rendono così interessante la nostra regione, non ultima va ricordata quella posta circa ad un chilometro da Slivno, in direzione S.O.O. Si è alla visita di questa che la solerte Direzione della Società degli Alpinisti c'invitava per lo scorso martedì. Si partì da Trieste col celere delle 7 ant. muniti dei necessari attrezzi ed istrumenti. Scesi a Nabresina ci mettemmo in cammino alla volta della caverna che raggiungemmo in breve ora.

La grotta s'apre nel calcare radiolitico a 110 m. sopra il livello del mare e presenta esternamente l'aspetto d'una foiba che alla bocca misura circa 24 m. di perimetro. Una leggera depressione conduce quasi all'orlo del pozzo, ove due alberi pare invitino l'animoso ad affidarsi a loro per tentar di scoprire i misteri che quel baratro cela nel suo fondo. Calato lo scandaglio, esso ci diede 33 m. di profondità. Legata solidamente la scala a corda si incominciò la discesa. Fatti appena pochi metri le pareti s'allargano rapidamente e la scala, che prima stava aderente alla roccia, pende ora nello spazio oscillando ed avvolgendosi a spira. Arrivati al fondo del pozzo ci si presentò agli sguardi un'ampia caverna che corre da N.E. a S.O. lunga 110 m., larga da 10 a 15 ed alta in media non meno di 20 m. I molti sassi caduti dalla vôlta rendono pericoloso il cammino sul suolo della caverna, già di per sè stesso fortemente inclinato (clin. 28°). Questa inclinazione va di mano in mano facendosi più dolce, ed il punto ove cessa de tutto è il più basso della caverna - l'aneroide segnava 52 m. s.l.m. Qui i sassi cedono il posto ad uno strato d'argilla, molto compatta e d'uno spessore abbastanza considerevole, che cela interamente l'ossatura del suolo, il quale va qui dolcemente salendo e continua così per alcuni metri. Le pareti della caverna vanno restringendosi alquanto, e in quella di tondo a 5 m. sopra il suolo si scorge una stretta ed alta apertura.

In qusta prima caverna, le concrezioni, che rivestono soltanto parte delle pareti, sono opache ed appannate, e presentano una superficie scabrosa. Le parti della roccia lasciate a nudo, sono solcate da profonde screpolature, nelle quali sorprendemmo nel loro sonno invernale alcuni pipistrelli.

Superati, approfittando delle scabrosità della roccia, i 5 m. riescimmo in una camera non troppo grande ma bella per le molte concrezioni che, bizzarre ed eleganti, coprono interamente le pareti. Quì cessano gli ultimi riflessi della luce del giorno, e due grandi stalagmiti poste di fronte all'imboccatura stanno poco distanti l'una dall'altra quasi a guardia di quei tenebrosi recessi.

Varcata questa soglia naturale s'entra in una vasta sala lunga circa 150 m. larga da 10 a 30 alta in media 25. Quì havvi quanto di bello puossi imamginare. Svelte e vaghe stalattiti pendono dalla vôlta, veri coni arrovesciati; innumerevoli stalagmiti, quasi aguglie sorgono a far maggiormente spiccare la grandiosità delle prime; alcune accennano a più secoli, altre svelano età più recenti. Più si procede e più cresce la sorpresa. Quà arditi colonnati sembrano avanzi d'antichi templi, là tozze stalagmiti si addossano le una elle altre e sembrano tronchi d'ignuda foresta. Nessuno potrebbe descriverlo. Havvi tale un impronta di grandezza che colpisce, che c'invita a sciogliere un inno alla natura.

Inoltriamoci. - Alla nostra sinistra un masso enorme alto 20 e forse più metri, tutto cristalli, riflette talmente la luce del magnesio da sembrare un masso di brillanti; più innanzi un enorme panneggiamento scende dall'alto quasi a cascata di torrente improvvisamente rappresa e congelata.

Si giunge così al termine della grotta ove le concrezioni, attraversate da nervature rosse dovute all'azione colorante dei sali di ferro, formano nuova attrattiva.

Ritorniamo sui nostri passi. A metà circa della grotta s'apre alla destra di chi risale una galleria che, correndo con piccola deviazione in direzione N.E. quasi parallelamente alla principale, mette, con vasta apertura posta all'altezza di 22 m.da fondo, nella prima caverna.

Dai rilievi fatti, la caverna, compresa la galleria laterale, si svole per 300 m. mantenendo quasi costante la direzione (N.E. a S.O.). Frequenti sono in essa le pozze d'acqua, perenni perchè abitate da un animale esclusivamente acquatico, il Niphargus stigius. Il termometro immerso nell'acqua segnava 6° C.; la temmperatura dell'aria nell'interno della caverna era di 9°, quella dell'aria esterna di 4°.

La fauna di questa caverna, che d'ora innanzi, per le molte stalagmiti di rilevante grandezza nomineremo "grotta delle torri", non è molto ricca, ciò non ostante furono raccolti alcuni esemplari d'animali cavernicoli (troglobi) e d'animali amanti delle caverne (troglofili); alcuni furono diggià determinati dal nostro consocio sig. Valle; eccone i nomi:
Rinolophus ferrum-equinum (rinolofo unistato); Adelops spc; Brachidesmus subterraneus; Eschatocephalus gracilipes; Niphargus stigius; Typhloniscus stigius.

RILIEVO DEL 1885