22 Dicembre 1954 - 2010
Edi Umani, meglio conosciuto con il soprannome di "Bunny" se ne è andato a esplorare un mondo che, a noi mortali, non è concesso vedere.
Se n'è andato in modo discreto, come è vissuto, lasciandoci orfani della sua innata disponibilità e di un modo di concepire l'appartenenza a una Società che, nel nostro mondo, è diventato un pallido ricordo. Doveva andare in pensione con il primo di luglio e, a partire da quella data, avevamo già programmato il nostro futuro speleologico/speleourbano con grande entusiasmo e con la consapevolezza che avremmo avuto tutto il tempo che volevamo per coltivare le nostre passioni ipogee.
Edi era arrivato al Club Alpinistico Triestino nel 1973, a diciannove anni, e si era subito affiatato con gli altri giovani che, in quei tempi, frequentavano l'unica sala "comune" della vecchia sede sociale. L’anno dopo, nel 1974, ricevette subito il battesimo “caninico”. Anche lui rimase affascinato da quello spoglio paesaggio lunare al punto che partecipò, in momenti diversi, a ben 25 delle 31 campagne esplorative che il CAT ha condotto in quella zona.
Alla speleourbana era arrivato per colpa mia. Essendomi infortunato a una gamba, piuttosto di restare fermo a guardare gli altri che andavano in grotta, accolsi, con Lino Monaco, l’invito del Comune di Osoppo di effettuare il censimento degli ipogei artificiali che si aprivano nel loro territorio e, soprattutto, sullo storico Forte di Osoppo, monumento nazionale.
Da grande amico qual era scelse, per tutto il periodo della mia convalescenza, di “mollare” le grotte e di aiutarmi in questa nuova avventura. Da quel momento, abbiamo fatto centinaia di esplorazioni e di rilievi di cavità artificiali. Consultando i libri di attività sociale, infatti, risulta che, da quel lontano 1994, abbiamo rilevato assieme oltre 230 ipogei artificiali. E, naturalmente, non solo sul forte di Osoppo, ma un po’ in tutta la nostra generosa regione.
Negli ultimi tempi avevamo preso il vizio di organizzare dei campi settimanali in zone ricche di cavità artificiali dove, assieme ad altri compagni di ventura riuscivamo sempre a portare a casa una buona messe di rilievi. Ricordo, con particolare piacere, il campo di nove giorni che abbiamo trascorso alla casera Malpasso (Friuli) dove, alla fine dei giochi, ritornammo a Trieste con 40 rilievi di caverne della grande guerra. E dire che avevamo “battuto” appena una parte della linea di confine italo-austriaco, alla faccia anche di una violenta bufera di neve che ci aveva investito a metà settimana. Quell’anno, veramente da ricordare, ne rilevammo in totale 66, sparse un po’ per tutta la Regione Friuli Venezia Giulia.
Bunny era una persona estremamente modesta che ha sempre cercato di fare il suo lavoro senza manie di protagonismo e senza chiedere mai niente in cambio: un uomo che dava un enorme valore a un semplice "grazie". Il suo carattere bonario e altruista lo ha fatto apprezzare da soci e amici soprattutto per la disponibilità con il quale si accollava spontaneamente le mansioni più umili e quelle meno gratificanti. Eccolo allora, mentre gli altri si riposano, accendere l'immancabile pipa e i fornelli (cucinava benissimo) alla fine di lunghe giornate esplorative; oppure in compagnia di un libro (e del telefono) ad aspettare in una gelida cavernetta del Fontanone di Goriuda, anche per 18 ore di fila, che gli speleosub emergessero dall'acqua pur di fargli trovare una tazza di the o di caffè caldo.
Gesti e modi di agire all'apparenza marginali, ma che hanno lasciato, proprio per questo motivo, un senso di vuoto ancora più grande. Sono stati proprio i nostri speleosub a voler dare un segno tangibile della loro riconoscenza nei suoi confronti quando, durante le esplorazioni del 2009 nel Fontanone di Goriuda, indicarono nel rilievo come "Osteria da Bunny" la sala che dà sul primo sifone. Quella stessa saletta che lo aveva visto attendere, per ore e ore, il loro ritorno. Gesto altrettanto semplice, ma sincero, che lo aveva fatto piangere per la commozione e per la consapevolezza che il suo contributo non era ritenuto banale.
Come sempre, però, troppo tardi ci accorgiamo di quanto un amico è stato importante nella nostra vita.
E, Bunny, lo è stato a 360°.
Franco Gherlizza